INTERVISTA A GIANCARLO DE CATALDO TRATTA DAL LIBRO: “1948: DI SANI PRINCIPI” MARIA PACINI FAZZI EDITORE, 2011.


Giancarlo De Cataldo è giudice presso la Corte d’Assise di Roma. Scrittore e giornalista, collabora con diverse testate ed è autore di romanzi, racconti, sceneggiature, saggi e testi teatrali. E’ noto a tutti il suo “Romanzo Criminale”, opera da cui sono stati tratti un film e una serie tv di grande successo.

Art. 1 - L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione)
Art. 48 - Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale ed uguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico… Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge.

D - Crede che il popolo italiano, nella sua maggioranza, sia ancora sinceramente interessato ad esercitare il proprio diritto alla sovranità o sia ormai rassegnato a delegare, non avendo più volontà né di impegno né di partecipazione?

R – La nostra democrazia sta attraversando una fase critica, ma il rilievo si attaglia anche ad altre democrazie. In Italia la situazione è resa più complessa dalle note vicende del conflitto d'interessi del Premier.
Quanto alla domanda, mi pare abbia una formulazione un po' generica. L'Italia è un paese diviso. A una certa maggioranza di persone del tutto indifferenti, una sorta di palude addestrata da un trentennio di capillare propaganda, si contrappone una rete di minoranze attive sul piano sociale, del volontariato, ecc.
Il vero problema è che queste ultime hanno poca voce pubblica, nel senso che sono praticamente ignorate dai media, e non dispongono di nessuna rappresentanza politica. Un po' perché molti sono delusi dal centro-sinistra dei governi passati e molto per una generalizzata disaffezione verso la politica. Ad ogni buon conto, il diritto di voto è e resta, esercizio attivo di sovranità e a quello, mi pare, nessuno è disposto a rinunciare.

Art. 2 - La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei diveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3 - Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

D - In tempi di flussi migratori di portata mai conosciuta in passato che comportano, nella quotidianità, problemi di convivenza, sociali, economici e religiosi, i cittadini (e la legge stessa) restano sensibili alla straordinaria forza ideale di questi principi o la diffidenza verso chi è, in generale, diverso sta prendendo il sopravvento?

R In questo caso, purtroppo, mi sento di condividere il pessimismo. L'immigrazione è stata brandita come un'arma per seminare paura, diffidenza e ottenere consenso su politiche restrittive, al limite dell'indecenza civile e culturale. Le responsabilità sono bipartisan, mi pare, perché anche i governi progressisti hanno pensato soprattutto a contenere, difendere, limitare, piuttosto che a integrare. Nello stesso tempo, quelle minoranze attive di cui parlavo prima sono molto sensibili ai diritti dei migranti e in questo trovano il soccorso di una parte notevole dei cattolici. Altro è l'atteggiamento delle gerarchie, a parole protettive verso chi fugge da situazioni catastrofiche, nei fatti da sempre alleata dei più feroci repressori.


Art. 2 - La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3 - Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese).

D - “Lodo Schifani” e “Lodo Alfano”, avevano come obiettivo il rendere “diversamente uguali” di fronte alla legge alcune figure di alto profilo della repubblica. Dichiarata l’incostituzionalità di questi provvedimenti, si sostiene da più parti sia opportuno, allo scopo di preservarne la straordinaria importanza istituzionale, cercare un percorso costituzionale e condiviso per mantenere le più alte cariche dello Stato sotto una sorta di campana di vetro rispetto alla legge: lo ritiene giusto?

RLa mia opinione conta davvero poco.
Entrambe le leggi sono state dichiarate incostituzionali, dunque erano radicalmente contrarie ai principi e allo spirito della carta fondamentale dello Stato italiano. Esse costituivano un'ulteriore riprova della tendenza di alcuni poteri a considerarsi “legibus soluti”, indifferenti, anzi, insofferenti verso i controlli di legalità. Da un lato, vorrebbero cambiare le regole del gioco, dall’altro, non avendo la forza parlamentare per farlo, almeno non ancora, cercano in tutti i modi di aggirarle o di svuotarle dall’interno.

Art. 7 - Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.
Art. 8 - Tutte le confessioni religiose, sono ugualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse da quella cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relativa rappresentanze.

D - Dai grandi referendum degli anni ’70 fino al testamento biologico, sono molti i temi etici che, generando conflitti tra convinzioni laiche e precetti religiosi, hanno diviso e appassionato la pubblica opinione. Quali pensa debbano essere i limiti (se ce ne sono), del concetto di laicità dello Stato?

RI vecchi democristiani avevano un'idea decisamente più laica del rapporto fra Stato e Chiesa dei nostri attuali governanti.
Libera Chiesa in libero Stato resta la mia frontiera. Preti e credenti hanno tutto il dovere di intervenire in materia pubblica e di votare secondo coscienza, ma la decisione ultima non può essere rimessa a loro. Né diventare materia di scambio elettorale. Su questo si dovrebbe essere molto fermi.

Art. 9 - La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

D - Il Direttore Generale di una nota università, ha raccomandato a suo figlio, affinché potesse costruirsi un futuro in linea con le proprie aspettative, di lasciare il nostro Paese. In base alle sue esperienze dirette lavorative e di studio, si sentirebbe di consigliare ad uno studente la stessa cosa?

RIl tema è estremamente delicato. Celli, l'autore della lettera a cui si fa riferimento nella domanda, è stato a lungo un grand commis, esponente di una nomenklatura che ha contribuito a rendere l'Italia il paese che è sotto gli occhi di tutti. Le sue parole possono persino suonare offensive agli occhi di chi non ha avuto le stesse possibilità di accesso che sono state garantite ai suoi figli. Peraltro, ogni giorno mi imbatto in ragazzi di valore che la frustrazione e la delusione hanno costretto a cercar fortuna all'estero. Spesso, molta fortuna, perché noi italiani, messi in condizione di lavorare, non siamo secondi a nessuno. Occorrerebbe una rivolta morale diffusa, ma non ne vedo tracce all’orizzonte.
Non dimentichiamo che la nostra Unità fu realizzata, nel Risorgimento, anche grazie a tanti esuli che resero popolare la causa italiana all'estero, guadagnandoci simpatie, mostrando al mondo intero il volto migliore dell'Italia.
Volto che oggi abbiamo coperto con un chador di ipocrisia, perbenismo, corruzione.

Art. 11 - L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

D - Pensa che la politica estera del nostro Paese, dalla caduta del muro di Berlino e l’instaurarsi di un nuovo ordine mondiale in poi, sia stata e continui ad essere coerente con questo principio?

RAlcune "missioni di pace" erano vere e proprie missioni di guerra, quindi siamo stati inadempienti. In altri contesti, abbiamo fatto civilmente la nostra parte, a volte anche con atti di autentico eroismo.
Siamo inseriti in un contesto internazionale che obbliga ad alcune scelte. La politica estera è poi molto cambiata dai tempi di Bush a quelli di Obama, da quelli di D'Alema a quelli di Frattini. Anche in questo siamo stati alquanto ondivaghi.

Art. 21 - Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure... La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica. Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.

D - Diverse organizzazioni internazionali, hanno classificato il nostro Paese nelle posizioni di retrovia per quanto riguarda la libertà di stampa e di espressione. In che misura è d’accordo con queste sconsolanti valutazioni? Può Internet rappresentare una nuova frontiera, per quanto riguarda l’informazione indipendente?

RLa chiusura pre-elettorale dei talk-show è stata la goccia che fa traboccare il vaso. Meglio, che in qualunque altro contesto avrebbe fatto traboccare il vaso. Da noi, l'orlo è ancora lontano dall'essere raggiunto.
Si, sono preoccupato e sconsolato. L'informazione è realmente indipendente quando le varie dipendenze si contrappongono: qui siamo davanti a un padrone unico che alimenta un pensiero unico e a pochi giornali di contrasto. E i giornali, si sa, da noi sono molto poco letti. Internet è un buon canale, ma è anche tutto e il contrario di tuttola palestra dei colti e degli ignoranti. Servirebbero guide, maestri intelligenti, per non lasciare i nostri ragazzi da soli davanti a un flusso spesso caotico di informazioni.

Art. 29 - La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è fondato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.

D - Il mutare dei costumi e delle relazioni sociali, ha favorito lo svilupparsi di nuovi tipi di rapporto, riconosciuti in parte o non riconosciuti affatto dalla legge, come unioni di fatto e unioni omosessuali. Crede sia opportuno equipararli alla famiglia intesa in senso tradizionale? E’ opportuno fare dei distinguo in materie come adozione, assistenza sociale, reversibilità pensionistica?

RSono da sempre per la totale parità. Dicp e Pacs potevano essere un valido inizio. L'opzione ideologica li ha bloccati. Non vedo che razza di problema sociale possa essere rappresentato da una coppia gay o da una famiglia di conviventi e lo dico da persona sposata da trent'anni.
Anche qui, gran parte della diffidenza dipende da ragioni di propaganda e molta della grettezza mentale diffusa è alimentata ad arte.

Art. 70 - La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere.
Art. 101 – La giustizia è amministrata in nome del popolo. I giudici sono soggetti soltanto alla legge.
Art. 104 – (La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere ...).

D - Della funzione legislativa deve farsi carico la politica, mentre amministrare la giustizia è compito della magistratura, anche se assistiamo quotidianamente a reciproche e più o meno marcate accuse di ingerenza. Secondo lei queste invasioni di campo esistono? E il loro eventuale manifestarsi, rappresenta un rischio reale per la convivenza democratica?

RIn tutti i Paesi democratici, lo scambio fra ruoli e funzioni è essenziale alla vita stessa della democrazia. Da un lato, lamentiamo che la politica sia diventata una casta, un mestiere, dall'altro insorgiamo quando qualche esponente della società cosiddetta civile si accosta alla politica.
Sono personalmente stufo di questa ossessiva propaganda.
In America una delle vie più praticate per diventare governatore, o Presidente, è di passare attraverso la carriera giudiziaria, inclusi i ruoli di Pubblico Ministero e giudice. Il rischio per la democrazia viene dall'autoritarismo, dal disprezzo delle regole, dall'invasività delle camarille politico/affaristiche, dagli affari insani con la criminalità organizzata.
Altro che invasione di campo!



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